Fumare il sigaro
Com’è fatto un sigaro: struttura e elementi di riferimento
Conoscere come sono fatti i sigari e come le parti in cui viene generalmente divisa la loro struttura siano identificate, può essere utile per approfondire la propria passione per i sigari e per capire al meglio le differenze tra le varie tipologie.
Partiamo col dire che è possibile distinguere per comodità esplicativa almeno 3 elementi:
- La testa
- Anilla
- Piede
La testa è la porzione del sigaro in cui andrà effettuato il taglio, nel caso dei sigari cubani, e che andrà a contatto con le labbra per aspirare il fumo
L’anilla, fascetta che contraddistingue il sigaro indicando il brand e/o il nome dello specifico prodotto, in origine nata nel XIX sec. per evitare ai più abbienti di sozzare i loro guanti bianchi.
Il piede la parte del sigaro già tagliata che si riscalda per far partire la combustione e, quindi, la fumata.
Anatomia del sigaro: Foglie e composizione del sigaro
Il sigaro è la prima modalità nota utilizzata per fumare il tabacco.
In sé, di fatto il sigaro è composto da specifiche foglie di tabacco che, una volta lavorate per eliminare irregolarità sulla superficie, vengono rollate manualmente o per mezzo di macchinari per creare un unico elemento.
Le foglie utilizzate danno vita tre elementi di riferimento:
- Tripa
- Capote
- Capa
Partendo dall’interno, la Tripa, nota anche come filler, rappresenta il contenuto, il ripieno, appunto, del sigaro. È composta da un numero variabile di foglie in funzione dello spessore specifico della tipologia di sigaro, intere, nei sigari fatti a mano, o trinciate, nei sigari realizzati con sistemi automatizzati.
Le foglie impiegate per il ripieno si distinguono in Volado, Seco e Ligero.
- Volado: Foglia di tabacco leggera di facile combustione.
- Seco: Foglia media. Contribuisce all’aroma.
- Ligero: Foglia forte. Da Corpo e sapore al sigaro.
Il ripieno contribuisce largamente al volume del sigaro, ma, contrariamente a quanto si potrebbe intuire, non determina da solo il gusto del sigaro.
In ogni caso, i fattori che determinano il gusto del ripieno vanno dal terroir di coltivazione alla posizione delle foglie impiegate, fino alla lavorazione e all’affinamento (essicazione, fermentazione e stagionatura) del tabacco. L’azione del sole è determinante per nello stabilizzarsi e diversificarsi da foglia a foglia dell’intensità di forza e gusto.
La scelta delle foglie che compongono la Tripa, quindi, pur non determinando in solitaria il gusto finale del sigaro, caratterizza, nelle varie miscele, aromi e pregio di sigari di qualità.
Ad avvolgere il ripieno, in prima istanza, troviamo una particolare foglia detta Capote, la sotto-fascia, nota anche come binder agli anglofoni. La scelta di una buona capote è guidata principalmente dal modo in cui esprime sapori e combustione. Nessuna cura estetico per ammaliare gli occhi per questa ruvida e spessa foglia, ma puro equilibro tra capacità di mantenere omogeneità e durata della combustione e la capacità di assicurare alla tripa una solida struttura contenitiva.
Tripa e Capote assemblate, sono generalmente definite “bunch”.
Strato più esterno e visibile del sigaro, è, in ultimo, la Capa, la fascia (wrapper) che, tesa, avvolge l’intero corpo del sigaro, sigillata con resina inodore ed insapore. Raffinata e scelta per fornire anche solo visivamente prestigio al sigaro, rappresenta un componente chiave nel determinare il gusto finale del sigaro.
La capa, prodotta in varietà differenti distinguibili per provenienza, affinamento e, quindi, aromi, può, per esempio, rendere un sigaro più o meno amaro, contribuire alla ricchezza dei sapori o arricchire di note piene e dolci la fumata.
Tipologie, umidità e conservazione
Gli elementi che compongo un sigaro determinano le sue caratteristiche organolettiche e meccaniche.
Sulla base di queste caratteristiche è possibile definire i livelli di umidità ideali per tipologia di sigaro e capire modalità e finalità più indicate per la conservazione dei sigari.